La recensione de L’Angelo Rosso, il decimo episodio della seconda stagione di Star Trek: Discovery

Da venerdì 22 marzo è in pubblicazione il decimo episodio della seconda stagione di Star Trek: Discovery, intitolato “L’Angelo Rosso“. Queste le nostre considerazioni.

L’Angelo Rosso segue gli accadimenti di “Progetto Dedalo“, in cui abbiamo assistito alla morte di Airiam, scene che riportano alla memoria l’agonia del Sig. Spock, vissuta nel film Star Trek 2: L’Ira di Khan.
Qui assistiamo pertanto al suo funerale che ricorda quello dell’amato vulcaniano,  il lancio della bara di Airiam nello spazio è quasi identico a quello della bara di Spock nel 2°capitolo della saga cinematografica.

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Ma ne “L’Angelo Rosso” i legami alle precedenti serie sono tantissimi, noi, per questioni di spazio, ci limiteremo a sottolineare solo una espressione, estremamente evocativa, pronunciata da un arrabbiatissimo Pike:“Dannazione Spock”.

Quante volte infatti abbiamo sentito esclamare dall’iconico James Tiberius Kirk o dall’altrettanto iconico Dr. Leonard McCoy Bones“Dannazione Spock”? Scelta un po’ ruffiana voluta per legare, anche emozionalmente, l’episodio e tutta la stagione alla magia della mitica TOS ed ai suoi personaggi.

 

In questo capitolo abbiamo visto inoltre diradarsi la fitta nebbia, che ha avvolto tutti i precedenti episodi, nel giro di una manciata di minuti.

Sappiamo finalmente chi è l’Angelo Rosso: Michael Burham, anzi no! Scusate…. Non e Burnham, ma ci assomiglia molto: “Mamma!”.

Abbiamo anche assistito, forse, ad un processo di umanizzazione dell’ex imperatrice Georgiou, spinto probabilmente dal grande affetto che nutre nei confronti di Burnham, oltre ad un riavvicinamento tra i due fratelli “non di sangue”.


L’Episodio è estremamente drammatico e carico di pathos, soprattutto nella parte iniziale e nelle scene finali, anche se non mancano siparietti simpatici ed ironici, grazie ad una Michelle Yeoh che, come sempre, sa usare le espressioni del viso da grande maestra, una che sa come bucare lo schermo.

Bravo e divertente anche Antony Rapp nel rappresentare Stamets impacciato ed imbarazzato da una Philippa Georgiou sfacciata e provocante.

Anche se in generale tutto il contesto appare ben costruito e magistralmente diretto, alcune cose ci hanno comunque fatto storcere il naso. Una in particolare è l’esistenza di un “Cristallo del Tempo“,certamente già sentito anche nel passato, ma avremmo preferito che i viaggi temporali fossero permessi da processi più relativistici, e non attraverso una “pietra magica”.

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