In attesa di Star Trek: Picard… Qualcosa da vedere assolutamente

Nel mentre tra i fan tengono banco le teorie sull’imminente serie Star Trek: Picard, di seguito potete trovare qualche considerazione su alcune Serie e Film già disponibili su Netflix e Amazon Prime.

Cominciamo con un documentario: “Bob Lazar: Area 51 & Flying Saucers”. Per chi non lo conoscesse, lo statunitense Bob Lazar è un fisico, o sedicente tale stando a Wikipedia, il quale negli anni ’80 acquisì una discreta fama grazie alle sue rivelazioni in ambito U.F.O.

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Il sedicente fisico ha sempre dichiarato di aver lavorato in una base supersegreta degli USA denominata S-4, a pochissima distanza dalla più nota Area 51 dove, secondo le varie leggende metropolitane, verrebbero custodite navicelle spaziali extraterrestri, resti di alieni e quant’altro.

Dopo alcuni anni di esposizione mediatica, totalmente no profit e giustificata come un modo per tutelarsi da ogni possibile spiacevole conseguenza, Lazar è letteralmente svanito nel nulla dedicandosi alla propria vita, non senza qualche problema legale che ha contribuito a rendere la sua figura a dir poco controversa.
Ora è tornato a parlare di Alieni, UFO e retro-ingegneria, in questo documentario, consigliatissimo a tutti gli appassionati dell’argomento ma anche ai più scettici.

Restiamo in tema UFO con un “classico” recentemente pubblicato su Amazon Prime, sebbene non si tratta di una prima visione ma di una miniserie andata in onda nel 2002 e prodotta da Steven Spielberg, Taken.

La struttura della serie è molto interessante, 10 episodi che abbracciano ben 7 decadi e 3 generazioni di altrettante famiglie, per lo più suddivisi in una decade per ogni episodio, a cominciare dal primo ambientato negli anni ’40.

L’obiettivo è quello di creare una sorta di enciclopedia della ufologia moderna partendo dagli avvistamenti dell’aviazione americana e il noto incidente di Roswell e focalizzandosi sul tema dei rapimenti alieni. Molti dei fatti descritti sono realmente accaduti, come il succitato incidente di Roswell, altri sono romanzati, altri ancora inventati, ma ne esce comunque un quadro molto interessante sia sul piano tecnico sia su quello prettamente narrativo.

Piccola curiosità, tra i protagonisti della serie abbiamo un giovanissimo Anton Yelchin che pochi anni più tardi salirà a bordo della Enterprise del Kelvinverse nei panni di Chekov, oltre a Matt Frewer, volto noto al mondo Trek per aver ricoperto il ruolo di Berlinghoff Rasmussen nell’episodio “Uno Strano Visitatore nella quinta stagione di The Next Generation. La visione è assolutamente consigliata.

Tornando al presente, su Netflix, abbiamo la possibilità di vedere le due stagioni di Salvation, serie prodotta da Alex Kurtzmann e purtroppo interrotta alla fine del secondo anno, senza un vero e proprio finale.

 

La trama parte da una teoria molto comune e concreta, per quanto improbabile (almeno nei nostri giorni), ossia: cosa accadrebbe se un asteroide, grande abbastanza da minacciare l’esistenza della vita come la conosciamo, finisse in rotta di collisione con la Terra?

La premessa è di sicuro intrigante, la difficoltà di mantenere alta la tensione sul tema per più di una o due stagioni è a dir poco monumentale ed infatti gli ascolti tra il primo ed il secondo anno si sono dimezzati, determinando la decisione da parte di CBS di cancellarla proprio appena dopo il colpo di scena dell’ultimo episodio.
Tra personaggi a tratti ridondanti, tra cui spicca il Darius Tanz di Santiago Cabrera (che presto vedremo in Star Trek: Picard), una sorta di Tony Stark meno carismatico.
Nonostante situazioni non sempre convincenti (in meno di 20 puntate della serie gli Stati Uniti cambiano più Presidenti che negli ultimi 20 anni), alla fine resta, comunque, l’amaro in bocca per la decisione presa dalla CBS. Consigliato, ma per completezza (diciamo così).

Rimbalziamo di nuovo da Netflix ad Amazon Prime con “400Giorni“. Prima o poi dovremo (o potremo) raggiungere mondi lontani ed affrontare il viaggio nello spazio per lunghi periodi, cosa accade quindi alla psiche umana se si è costretti a stare molto tempo chiusi in un’astronave? Cosa c’è di meglio di un bell’esperimento per rispondere a questa domanda?

 

E così 5 potenziali astronauti vengono chiusi nello spaz…pardon, sotto terra in una simulazione per 400 giorni, una specie di grande fratello spaziale.

Ad un certo punto, però, quando le condizioni psicofisiche dei protagonisti diventano oggettivamente insostenibili e decidono (proprio poco prima dello scadere dei 400 giorni) di uscire dal bunker in cui erano chiusi scoprono che forse non era solo una simulazione.

Tutto molto avvincente fin qui, con l’ex Superman Brandon Ruth a guidare l’equipaggio in situazioni a cavallo tra fantascienza ed horror, purtroppo proprio quando le emozioni dovrebbero esplodere (ossia quando escono allo scoperto abbandonando la “navicella” sotterranea) il film si accartoccia su se stesso facendoci ritrovare in un’ambientazione che ricorda (vagamente) atmosfere e situazioni a cavallo tra George Romero e David Lynch ma che del livello artistico di Romero e Lynch non hanno nemmeno il ricordo.
Soprattutto la trama si scombina giungendo ad un punto morto anche quando il finale suggerisce un’ulteriore rivelazione che però, invece di legare insieme i punti li lascia ancora più distanti tra loro.Guardatelo se proprio non riuscite a farne a meno.

Finiamo con Another Life, la cui prima stagione è disponibile su Netflix. Praticamente un miscuglio (o forse sarebbe più corretto dire “guazzabuglio”) di idee già viste alcune ai limiti del plagio (l’esplosione di un sistema nervoso dalla schiena di una donna che a dir poco ricorda il “chestbruster” del primo Alien).

 

La trama, anch’essa non originalissima ma comunque intrigante, un artefatto (o veicolo) alieno giunge sulla Terra, cosa vorranno? Sono amici o nemici? Sai che c’è, visto che sappiamo viaggiare tra le stelle alla velocità della luce andiamo sul loro pianeta e vediamo cosa vogliono.

Detta così può anche funzionare, aggiungiamoci anche un livello tecnico tutto sommato convincente (ottima fotografia, buoni effetti speciali etc) ma poi, man mano che passano gli episodi aumentano le perplessità, forse a causa di un casting non proprio azzeccatissimo, forse a causa di un’apparente ricerca quasi ossessiva della citazione a tutti i costi (si va come detto da Alien a Star Trek, Arrival, Prometheus etc etc) tuttavia appaiono eccessivi i momenti inseriti per sviluppare situazioni che se da un lato si richiamano a contesti precedenti dall’altro appaiono tutt’altro che funzionali alla trama e quindi del tutto inutili e, in alcuni casi, persino grottesche. Saprà tirarsi su o finirà tutto in una bolla di sapone?

Buona visione.

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