Operazione Luna – Anno 2024: alla ricerca degli escrementi perduti

Dal 20 luglio 1969 all’11 dicembre 1972 numerose sono state le missioni NASA che hanno portato gli uomini a toccare il suolo lunare.

Per la precisione, 50 anni fa, con l’Apollo 11 gli Stati Uniti conquistrono per la prima volta il nostro satellite. Neil Armstrong fu il primo uomo ad imprimere sulla superficie della Luna la propria impronta, lo seguì una manciata di minuti dopo Buzz Aldrin, mentre, il terzo astronauta, Michael Collins fu destinato a rimanere in orbita, a bordo del modulo di comando.

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Dopo la storica Apollo 11 seguirono le missioni Apollo 12, la sfortunata Apollo 13 che per problemi tecnici non raggiunse il suo obiettivo, Apollo 14, Apollo 15, Apollo 16 e l’ultima Apollo 17.


Certamente furono raccolte e portate a terra quantità enormi di polveri e rocce lunari, in totale 2.415 campioni per un peso complessivo di 382 kg. Ma gli astronauti, durante le loro passeggiate, lasciarono anche qualche ricordino a testimonianza della loro presenza, per l’esattezza 92 sacchetti contenenti i propri rifiuti organici.


Ora la NASA, nella prossima missione umana sulla Luna  prevista per il 2024,  sta pensando di recuperare questa spazzatura, ma non per fare pulizia, come potremmo facilmente immaginare. Il motivo è effettivamente scientifico.

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I nostri escrementi sono un ecosistema a parte, contenendo un numero impressionante di batteri. Lo scopo del recupero è quello di verificare se questi batteri siano ancora vivi e se addirittura abbiano proliferato, dopo una permanenza di circa 50 anni in condizioni estreme di temperature, costantemente bombardati dalle radiazioni cosmiche e dai raggi ultravioletti.
Fonte: NASA

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