Toys made from Star Trek , ovvero i giocattoli Trek e pseudoTrek (Seconda parte)

Nel precedente articolo, prima parte di una lunga ma interessante disamina sui giochi made in Star Trek, abbiamo partlato della Mego, concludendo con il suo fallimento, dovuto, anche ma non solo, al flop ai botteghino del primo film della Saga cinematografica dell’universo Roddenberriano.

Ma Il collezionismo sviluppatosi negli ultimi 10/20 anni ha infine cambiato le regole commerciali, pertanto quelli che negli anni ’70 e ’80 erano dei ragazzi che frequentavano la scuola elementare oggi sono degli ultra quarantenni, che per un mix di passione e nostalgia sono ben disposti a spendere 30 o 50  euro (e in alcuni casi molto di più) per un’ action figure di Spock. Così dalle sue ceneri la Mego è risorta proprio di recente con tutto il suo catalogo classico (e qualche novità), Star Trek compreso.

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Ma veniamo a uno dei pezzi forte dell’argomento: la AMT, al secolo Aluminum Model Toys company. A prescindere da Star Trek, chi ha familiarità con il modellismo conosce bene la AMT per i suoi Kit di automobili, aerei e quant’altro, o per lo meno la conosceva fin quando in Italia c’erano importatori disposti ad investire su un settore (il modellismo appunto) che comunque era florido, settore che non ha avuto un ricambio generazionale tra i clienti, diventando sempre più di nicchia. Per fare un timido raffronto, chi scrive vive in un paese di circa 25mila abitanti, nel quale 30 anni fa c’erano 3 negozi di modellismo, oggi ce n’è solo uno e specializzato quasi unicamente in arte presepiale.

Ma delle conseguenze Italiche di questi aspetti parleremo tra poco, quello che vale la pena dire è che la collaborazione tra Star Trek e AMT ha rappresentato un importante passaggio nello sviluppo del Franchising. I diritti vennero acquisiti praticamente gratis, con la AMT che si impegnò a realizzare la costruzione della mitica navetta Galileo a grandezza (quasi) naturale. Successivamente anche altri prodotti della AMT finirono per essere utilizzati nelle serie e anche nei film, tra cui l’incrociatore da battaglia Klingon e la Enterprise A, ciò a testimonianza di quanto fossero qualitativamente validi i prodotti.

Ed infatti il solo modellino della Enterprise TOS ha venduto così tanto da fare la fortuna della AMT, al punto da sviluppare un catalogo vastissimo che comprendeva anche la Navetta Galileo, l’Incrociatore da Battaglia Klingon, le navi Romulane, oltre alle edizioni speciali dell’Enterprise con inclusa la SS Botany Bay e dell’Enterprise “Cut-Away”, con la possibilità di vedere gli interni (sebbene fossero dei semplici adesivi da applicare).

La AMT non si limitò a produrre ottimi Kit delle navicelle, ma anche diverse statue tra cui Kirk, Bones e Spock (successivamente vennero aggiunti anche Quark e Odo) ed il famoso “Exploration Kit” che includeva Phaser, Comunicatore e Tricorder, di sicuro più fedeli agli originali rispetto a quelli della Mego, ma con l’unico piccolo problema di essere anch’essi…rimpiccioliti e quindi non esattamente in scala 1:1.

Con l’arrivo al cinema dei successivi film della saga e delle nuove serie televisive, il catalogo AMT si espanse, includendo la Enterprise Refit, la Reliant e l’Excelsior e, quando uscì The Next Generation ed i relativi film, vennero aggiunte la Enterprise D, lo sparviero Klingon, la stazione spaziale Deep Space 9, la Defiant e molto altro.

Bisogna dire che alcuni di questi Kit, in primis quello della Enterprise, venivano di volta in volta, per modo di dire, “aggiornati”, per cui all’uscita di Star Trek V, veniva proposto il Kit per l’Enterprise A, ottenuto dagli stessi identici stampi e pezzi del Kit dell’Enterprise Refit di The Motion Picture, con con l’aggiunta di una navetta “ovviamente” fuori scala e della decalcomania della A. Successivamente quando uscì Star Trek VI, il relativo Kit era esattamente lo stesso uscito per il fim precedente, con il solo cambio delle immagini sulla confezione.
Chiaramente un modellista che aveva acquistato il Kit della Enterprise di Star Trek V non avrebbe acquistato anche quello di Star Trek VI. Tra l’altro, per quanto fossero di ottima fattura, i modelli della AMT mancavano di un aspetto importante, che minava la verosimiglianza rispetto alle versioni cinematografiche: non avevano tenuto conto del cosiddetto “pattern azteco” con cui erano state elaborate le superfici (soprattutto le sezioni a disco) delle navi della flotta.

Il “pattern azteco” è una sorta di disegno che gli artisti di The Motion Picture realizzarono sulla Enterprise Refit (e che in minima parte venne cancellato nei film successivi poiché optarono per uno sbiancamento della nave per questioni tecniche dovute alle riprese), basta soffermarsi un istante ad osservare la Enterprise per accorgersi che i colori differenti con cui erano stati realizzati i pannelli che compongono lo scafo non sono posizionati a caso ma secondo uno schema preciso che la AMT, a dire la verità, interpretò… a modo suo (ci risiamo).

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A parte questa pecca (o scelta stilistica che dir si voglia), che costringe i modellisti ad un lavoro più articolato, per il resto i Kit della AMT sono ancora oggi un punto di riferimento, sia per l’intero merchandising legato a Star Trek che per il mondo del modellismo.
La AMT oggi esiste ancora sebbene assorbita prima dalla Ertl e successivamente dalla Round 2, azienda che ha inglobato in se anche la Polar Lights, altra compagnia specializzata in modelli da assemblare di livello elevatissimo.

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