Toys made from Star Trek , ovvero i giocattoli Trek e pseudoTrek (Prima parte)

L’idea di scrivere questo articolo, uno speciale dedicato ai “giocattoli” di Star Trek, mi è venuta guardando su Netflix la serie “The Toys That Made Us” che, nella seconda stagione, dedica una puntata proprio alla produzione, invero alquanto travagliata, di giochi, gadget e quant’altro dal mondo di Kirk e soci.

L’argomento, come potete immaginare, è molto vasto, pertanto è stato diviso in diversi capitoli, che pubblicheremo searatamente.
A voi il primo capitolo:
Quello che generalmente si tende un po’ a sottovalutare nel Cinema e nella TV è l’importanza del Merchandising che serve in effetti a completare il flusso dei guadagni di una produzione e a volte ne è proprio il cardine, Star Wars, ad esempio, ha guadagnato molto, ma molto, di più con la vendita di giocattoli che non con i film di per se.

Naturalmente a questa regola non poteva sottrarsi quello che è obiettivamente il più importante e longevo franchising di fantascienza della storia, ovvero: Star Trek.

Tuttavia se pensate che i giocattoli prodotti siano sempre stati all’altezza del nome che portavano vi sbagliate di grosso, basti pensare che Leonard Nimoy tenne tutti col fiato sospeso prima di accettare di riprendere il ruolo di Spock nel primo lungometraggio del 1979, poiché aveva, per così dire, mal digerito l’uso a dir poco sconsiderato fatto della sua immagine, finita su ogni genere di prodotto, persino su degli stampini per ghiaccioli fatti in casa.

Oppure si pensi alla Remco (azienda produttrice di giocattoli) che, ottenuti i diritti sul marchio, pensò bene di ottimizzare i costi prendendo delle linee già esistenti e limitandosi a metterci sopra gli adesivi con scritto “Star Trek“, ecco allora l’AstroTank, l’AstroCopter, elmetti e quant’altro che, ovviamente, con Star Trek non c’entravano niente.

Quando poi la serie originale finì in Syndication, ovvero venne venduta ad una moltitudine di stazioni televisive,  il fenomeno Star Trek esplose e tutti volevano produrne giocattoli…a modo loro. Le uniche due eccezioni degne davvero di nota in questo periodo rispondevano al nome A.M.T. (Aluminum Model Toys) e Mego.

Prima di parlare dell’A.M.T. – che merita per lo meno un paragrafo a se –  soffermiamoci un momento sulla Mego, sebbene giunta, cronologicamente, dopo la A.M.T.
La Mego, o meglio il suo boss Marty Abrams (niente a che vedere con il JJ dei recenti film), padre delle moderne Action Figure, risuscì praticamente ad ottenere i diritti di qualunque cosa venisse trasmessa in TV o proiettata al Cinema.

Sono celebri le Action Figures dei supereroi Marvel e DC, dei personaggi del Pianeta delle Scimmie e di una sterminata moltitudine di altri personaggi, compresa naturalmente la linea dedicata a Star Trek nella quale erano inclusi anche il ponte dell’Enterprise, completo del teletrasporto (che tanto ha fatto penare Sheldon Cooper nell’episodio di The Big Bang Theory “Il Malfunzionamento del Teletrasporto“) ed altri giocattoli non direttamente collegati alle Action Figures, come il Comunicatore ed il Tricorder.

Nonostante le figures fossero di ottimo livello per l’epoca, soprattutto se si pensa ai giocattoli totalmente fuori tema di cui si parlava all’inizio (e nonostante Marty Abrams ottenne i diritti per l’irrisoria cifra di 5000 dollari), questo tuttavia non impedì alla Mego di prendersi qualche libertà nello re-interpretare alcuni dei giocattoli prodotti (provate a sentire la “sirena” con la quale il comunicatore si accende, oppure date un’occhiata all’action figure del Gorn).

Malgrado alcune “licenze poetiche”, la linea di giocattoli di Star Trek prodotta dalla Mego fu un successo talmente strepitoso da essere ancora oggi molto ambita tra i collezionisti e persino omaggiata da produttori che, come la Diamond Select (di cui parleremo in seguito), hanno pensato di realizzare, parallelamente alle loro linee standard, dei pupazzi in stile “retro” volutamente ispirati (o addirittura copiati) a quelli della Mego.

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La fortuna della Mego si andò, tuttavia, a schiantare contro il considerevole flop al botteghino di Star TrekThe Motion Picture.Il film non era esattamente pensato per fare breccia sui ragazzi (al contrario di Star Wars) tuttavia alla Paramount decisero di puntare sul merchandising e così la Mego realizzò diverse linee dedicate al film, dalle action figure che ricordavano quelle della Kenner, prodotte per Guerre Stellari, (ed alte circa 10 centimetri) fino a delle “doll” simil Big Jim alte circa 30 centimetri.
In generale un’ action figure Mego, in condizioni da vetrina ancora nella sua confezione, oggi può valere fino a circa 200 euro ed oltre.
Purtroppo, il colpo dovuto al flop del film al cinema innescò una serie di problematiche che portarono al fallimento dell’azienda.
Ma ora vi lasciamo, dandovi appuntamento al secondo capitolo di questa interessante desamina sui giocattoli di Star Trek.

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